venerdì 28 ottobre 2011

Regalo fai da te

«Avendo iniziato, nostra figlia, la scuola elementare, si è subito presentata la questione delle feste di compleanno e quindi dei regali. Aveva suscitato in me molto interesse la scelta di una mamma che, anche per motivi economici, non comprava regali, ma faceva fare dei lavoretti ai figli per il festeggiato o per la festeggiata. Ho colto in questo atteggiamento la possibilità di portare avanti valori – e non consumismo – e un’occasione di educare i nostri figli a ciò che è importante nei rapporti. Parlando con gli altri genitori, sono emerse le implicazioni di una scelta del genere. Le feste di compleanno sarebbero state, per il bambino, solo gioiosa attesa per stare insieme agli amici e non attesa di regali. Non ci sarebbe più stata una certa “classificazione” dei compagni sulla base del regalo più azzeccato. Poi, preparare con le proprie mani e la propria fantasia – che poi diventa “cuore” –, una sorpresa alimenta nel bambino la capacità di voler bene all’altro, bello o brutto che sia, uguale o diverso, simpatico o anche un po’ antipatico. Infine, ma non per ultimo, sarebbe stato un modo per aiutare i nostri figli a “svincolarsi” dalla mentalità consumistica che ci opprime.

«Tutte queste motivazioni meritavano, quindi, una riunione tra genitori! Così, un giorno, ci siamo ritrovati e chi non è potuto venire ha mandato una lettera con il proprio pensiero, o telefonato. Non è stato difficile trovare un accordo: niente regali “comprati”, ma lavori fatti dagli stessi bambini.

«La prima festa di compleanno fatta secondo il nuovo “stile” è stata proprio una sorpresa per tutti: sulla parete del salotto di R. c’erano disegni, poesie e persino un acquario tridimensionale con pesci, alghe e stelle marine! Dei veri capolavori!».

Etta

giovedì 27 ottobre 2011

Famiglie e usura

Una delle trappole dell'acquisto a rate è che si rischia di cadere nell'indebitamento, per cui è sempre meglio valutare bene le proprie possibilità economiche prima di fare un acquisto e lasciar strare se per ora non è possibile senza necessariamente ricorrere al credito al consumo. Mi arriva questa nota di Carlo Cefaloni.

Il segnale più eloquente della crisi economica è l’impoverimento del ceto medio, quello che prova vergogna nel chiedere aiuto. Non si tratta di ossessione da shopping. Casi in cui occorre il sostegno psicologico. Quello che servirebbe ad un sistema che incentiva a comprare anche il superfluo e a tentare continuamente la fortuna, con l’avvertenza finale «gioca il giusto». Bisogna perciò agire sulle cause remote, su quel clima seduttore in cui il denaro, come dice Shakespeare, è capace di invertire il senso delle cose, rendere «brutto il bello, volgare il nobile» e quindi è capace di inghiottire anche chi semplicemente inizia, senza rendersene conto, accendendo troppi presiti da restituire in “comode” rate che, prima o poi, cominciano a decorrere. Call center dedicati al recupero crediti generano quella angoscia che non è mai buona consigliera e rischia di far scivolare verso scelte imprudenti. Il percorso di una cittadinanza attiva e solidale parte, perciò, dalla costruzione di legami di fiducia che liberano dalla solitudine.

La persona vale molto di più dei suoi debiti. Da queste esperienze nascono le numerose realtà anti usura presenti in Italia che aiutano a difendersi da certe prassi delle società finanziarie, a trattare e rinegoziare mutui e prestiti,ma, innanzitutto, a mettere ordine nel bilancio personale e familiare. Come fa, ad esempio, la cooperativa di “mutua auto gestione” (Mag) di Venezia (www.magvenezia.it) con il suo servizio di prevenzione dell’eccessivo indebitamento. Un buon decalogo di regole per difendersi dall’usura si trova sul ricco sito della fondazione padre Pino Puglisi (www.fondazioneantiusura.it).


venerdì 14 ottobre 2011

Non è Francesca

Un anonimo lettore leggendo il post "Vivere con stile" del gennaio 2011 si chiede chi è Francesca, l'autrice dell'intervista al sottoscritto. E' semplicemente una giornalista del settimanale "La vita del popolo" di Treviso. Per assonanza mi ha fatto veire in mente il famoso brano di Lucio Battisti.












"Ti stai sbagliando chi hai visto non e'
non e' Francesca
Lei e' sempre a casa che aspetta me
non e' Francesca
Se c'era un uomo poi
non puo' essere lei
Francesca non ha mai chiesto di piu'
chi sta sbagliando son certo sei tu
Francesca non ha mai chiesto di piu'
perche' lei vive per me
Come quell'altra e' bionda pero'
non e' Francesca
Era vestita di rosso lo so
non e' Francesca
Se era abbracciata poi
no non puo' essere lei
Francesca non ha mai chiesto di piu'
chi sta sbagliando son certo sei tu
Francesca non ha mai chiesto di piu'
perche' lei vive per me
lei vive per me
lei vive per me"

Fare il bilancio familiare

I prezzi aumentano, i risparmi diminuiscono, il governo regge e le entrate tributarie pure. Tanto per essere concreti, l’inflazione tocca il 3 per cento con una leggera stima al ribasso, il tasso di risparmio è al 12 per cento sul reddito disponibile, il governo incassa la fiducia con 316 voti alla Camera e le entrate tributarie aumentano dell’1,7 per cento. Si procede così, come nelle onde della tempesta, come nella vita, tra alti e bassi. Eppure i numeri non misurano la felicità, ma ci possono insegnare ad essere più oculati. La crisi economica ha, infatti, anche i suoi effetti positivi se ci obbliga ad una gestione delle finanze più consapevole. Il gruppo Findomestic, tra i principali operatori in Italia per il credito alle famiglie, ha elaborato un sito web, http://percorsi.findomestic.it, senza fini di lucro, per fornire delle utili nozione di base su come gestire al meglio le proprie risorse finanziarie. A sorpresa, scopriamo, che al contrario di quello che si pensa e, a volte, troviamo scritto nei giornali, il ricorso al credito al consumo, tipico della classe media italiana, in tempi di crisi diminuisce perché più c’è crisi più le famiglie fanno i conti con un budget ridotto e meno tendono a prendersi impegni per il futuro. Normalmente un italiano su due ha già fatto ricorso in passato all’acquisto a rate tramite un prestito per una casa, una macchina, un mobile, elettrodomestici. È così frequente che la macchina, l’acquisto più importante dopo la casa, è comprata a rate nel 64 per cento dei casi. Sembra un consiglio lapalissiano, ma come evidenziano anche le pillole formative presentate nel sito di Findomestic, le difficoltà nascono dalla mancanza di conoscenza del proprio bilancio familiare. La famiglia, dal punto di vista economico, è una piccola azienda a tutti gli effetti e, il primo campo di osservazione è avere chiaro quali sono le entrate e le uscite mensili. Senza questo primo mattoncino non si può edificare nulla. Basta cominciare, per chi non lo facesse, da annotare su un quaderno le entrate e uscite mensili e tirare le somme su quanto si spende per le varie uscite: affitto, mutuo, alimenti, vestiario, benzina, rate varie. Una volta effettuato il bilancio, mese dopo mese, parlandone in famiglia, anche con i bambini, si tirano le somme su quali spese sono necessarie e quali sprechi sono stati fatti. Oggi che è più difficile tenere sotto controllo le spese è più che mai necessario fare un bilancio per pianificare le spese a breve, medio e lungo termine. Per non avere imprevisti e dormire, per quanto possibile, tranquilli. Non sempre, infatti, conviene ricorrere a un prestito se non si conosce la propria situazione, e a volte, se il conto è spesso in rosso, può essere controproducente aumentare il sovra indebitamento. Oltre i simpatici test, per capire se si è cicale o formiche, apprendisti o maghi della finanza è anche utile per approfondire visitare il sito www.creditoresponsabile.it .

mercoledì 5 ottobre 2011

Sono fuori dal tunnel

Piccole avventure di inizio dell’anno scolastico. Ma la scuola non era gratuita?

Come inizio dell’anno scolastico non c’è male. Prima procedura richiesta ai genitori che hanno figli nella scuola elementare: calcolare l’Isee che sta per “indicatore di situazione economica equivalente”. È un indicatore che determina la situazione economica di una famiglia con cui si possono richiedere prestazioni agevolate di natura sanitaria o sociale. Nel mio caso la riduzione del contributo per la mensa scolastica dei miei due figli. Dall’anno scorso, infatti, il Comune di Roma ha raddoppiato la tariffa mensile, portandola da 40 ad 80 euro. L’attestazione Isee è rilasciata dai Caf, centri di assistenza fiscale gratuiti. E, qui scatta il primo permesso dal lavoro e, almeno, un’ora di tempo. L’attestazione Isee va, poi, consegnata al proprio Comune di residenza, unitamente ad altri moduli da compilare in loco. Nel mio municipio di competenza sbrigano solo 200 pratiche al giorno legate ad altrettanti numeri da ritirare all’ingresso. L’ufficio apre alle 8 e 30. Sono arrivato alle 7 e 45 ed ho preso solo il numero 53. Per prendere il biglietto numero 1 un signore è arrivato alle 6 e 30. Scattano almeno altre due ore di attesa e di permesso dal lavoro. Ultima tappa: la ricevuta del Comune di Roma che indica l’importo esatto della rata da pagare, in base al reddito, va consegnata presso la segreteria scolastica. Scatta un’altra ora di permesso.

Per due figli sono, dunque, almeno 100 euro mensili, per un reddito medio. La lezione curriculare di musica e di attività motoria, all’interno del consueto orario di lezioni, si paga. Sono rispettivamente 55 e 32 euro all’anno. Il sapone, la carta igienica, rotoli di carta assorbente da cucina, materiali vari, risme di carta e altro sono a carico delle famiglie e si pagano con un fondo cassa organizzato dal rappresentante scolastico. Spesa media annuale, compresi i costi delle gite, 150 euro l’anno. La merenda da portare a scuola può costare, diciamo un euro al giorno. I bambini che fanno tempo pieno, rimangono a scuola fino alle 16 e 30, ma i genitori che lavorano entrambi non possono prenderli prima delle 18. Si devono affidare, nel caso di mancanza di parenti, alle baby sitter (circa 8 euro l’ora), al dopo scuola (45 euro mensili) o a i corsi organizzati con l’ausilio di cooperative nella fascia oraria dalle 16 e 30 alle 18. Un corso di ginnastica artistica, di attività sportiva costa 35 euro al mese, un corso di pittura o canto 25 euro al mese. In genere c’è una combinazione tra le tre ipotesi. Nel mio caso, la spesa si aggira sui 180 euro mensili per due bambini. Includendo tutte le spese si arriva ad una spesa annua di circa 4 mila euro. E i libri, nella scuola primaria, sono ancora gratuiti! Le forme di risparmio nascono dalla cooperazione tra le famiglie. Le feste con date di compleanno ravvicinate si accorpano, si comprano i materiali scolastici: colla, penne, colori, quaderni, in grande quantità all’ingrosso a prezzi di costo, si scambiano vestiti usati per bambini ancora in ottimo stato utilizzabili per i figli minori. Anche se permane un ragionevole dubbio: ma la scuola dell’obbligo non era gratuita? «Sono fuori dal tunnel» – cantava Caparezza –, ma, forse, non intendeva quello scolastico della Gelmini.